Un uomo e una donna passeggiano per
Corso Como a Milano. In sequenza, due tra i “buttadentro” di cui
al post precedente gli chiedono: “Ragazzi, un happy
hour?”. Al secondo, l'uomo risponde, indicandosi allegramente
alcuni capelli grigi: “Ragazzi?!”.
Il “buttadentro” inscena una faccia
stupita escogitata appositamente e ribadisce con forza, come se
l'uomo avesse messo in dubbio una verità sacra: “Sì, ragazzi!”.
Ma perché a uno che ha già un po' di
capelli bianchi, non prematuri, dovrebbe senza ombra di dubbio far
piacere esser chiamato ragazzo da un cameriere assai più giovane di
lui? In fondo un ragazzo è per definizione un individuo che non ha
ancora raggiunto la piena maturità.
Ah, questa avversione per
l'invecchiamento! Ma “C'è qualcosa di più triste che invecchiare,
ed è rimanere bambini” (Cesare Pavese, Il mestiere di vivere –
Diario 1935-1950, Einaudi, Torino, 2000).
Nessun commento:
Posta un commento