mercoledì 30 luglio 2014

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Il reparto oncologico di un ospedale italiano ha un primario che spesso e volentieri è cattivo coi suoi dipendenti e con qualche paziente. È pure cattolico praticante; non s'accorge della contraddizione? Probabilmente no. Tali collaboratori dicono “a mezza voce” che la persona è psicologicamente disturbata: “È matta”, “È fatta così”, concludono semplicemente.
Certo, è molto difficile lavorare in un reparto oncologico, e una delle difese psicologiche più usate per sopravviverci è un'assuefazione che toglie umanità a sé e ai pazienti. Ma questa, oltre che una scusante, può costituire un'aggravante: cosa ci fa una persona forse psicolabile in un ruolo così importante, e delicato, come quello? È un buon tecnico, ma ciò non basta a fare un buon medico, tanto meno in un campo umanamente sensibile come l'oncologia.

Josef Mengele (1911-1979), laureato in Medicina e chirurgia nel 1938 alla Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte (http://www.youtube.com/watch?v=X7jJ9-yWkWo). Il primario citato in questo post è anche razzista

Si inizia dal test di accesso alla facoltà di Medicina e chirurgia, che si basa su nozioni e non sulla personalità del candidato. Perciò può ammettere giovani studiosi ma per nulla adatti psicologicamente alla professione di medico. Si finisce con il concorso per il posto di primario: nel reparto gira voce che questa persona sia andata dai suoi due concorrenti più papabili intimandogli un ricatto: “Se vi candidate e poi vinco io, vi faccio la guerra”. I due non si sono candidati. E poi si dice che associazioni tipo Comunione e Liberazione siano un appoggio potente per certe carriere.

Hunter Doherty "Patch" Adams (1945-), medico famoso per l'ideazione della clownterapia

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