Esce nei cinema il film American
Sniper di Clint Eastwood, tratto dall'autobiografia omonima del
cecchino Chris Kyle (1974-2013), un soldato dei SEAL americani.
Durante i suoi tre turni in Iraq, sarebbe diventato il cecchino più
letale delle forze armate statunitensi, con una stima non ufficiale
di centosessanta uccisioni confermate e duecentocinquanta probabili.
Simili dati farebbero di lui anche uno degli assassini seriali più
efferati della storia.
Chris Kyle in operazione
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Poi, nel 2009, sua moglie Taya Renae
Studebaker non ce la fece più: a suo dire, tracciò una linea sul
tavolo della cucina e chiese al marito di scegliere tra la famiglia e
il mestiere di soldato.
Kyle e i suoi due figli piccoli
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Allora Kyle si congedò, e quattro anni
dopo fu ucciso in un poligono di tiro texano dallo sparo di Eddie Ray
Routh, ex soldato della fanteria da sbarco americana (U.S. Marine
Corps) sofferente di disturbo post-traumatico da stress, a cui Kyle
stava cercando di dare sostegno. I proventi dello stesso American
Sniper erano destinati all'organizzazione che Chris aveva creato
proprio per aiutare i veterani sofferenti di questa patologia.
Chris Kyle in un'intervista televisiva.
Si noti il movimento del piede sinistro dell'ex militare, il suo
rispondere “Yes, sir” (“Sissignore”) al presentatore,
e la leggerezza con cui parlano di morti sparati
Lo stesso Kyle pare non riuscisse a
lasciarsi la guerra alle spalle dopo essere tornato a casa. È sempre
stato il dramma di molti reduci. La sua consorte ricorda: “Fu
difficile riabituarsi a essere a casa. Si svegliava tirando pugni.
Era sempre teso,
ma ora, quando mi alzavo nel mezzo della notte, mi fermavo e
pronunciavo il suo nome prima di tornare a letto. Dovevo svegliarlo
prima di tornare per assicurarmi di non venire colpita a causa di un
riflesso automatico”.
Nell'intervista, Kyle parla di
situazioni in cui si vengono a trovare i soldati e le loro famiglie
Chris Kyle col suo micidiale strumento
di lavoro (fotografia di Paul Moseley/AP)
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Nel libro risaltano pure altre
testimonianze di Taya Renae, che dichiara: “Entrambi stavamo
cambiando e crescendo in mondi completamente separati. Lui non aveva
informazioni di prima mano su di me e io non le avevo di lui. C'era
fra noi una distanza che nessuno dei due riusciva a eliminare
veramente, e neppure a parlarne”; e ancora: “La paura e la
tensione nervosa erano insopportabili […] Provavo sempre due
emozioni contemporanee, un sacco di opposti polari. C'erano i
sentimenti di rabbia verso di lui perché era sempre via e di colpa
per essere arrabbiata, sapendo che lo amavo e non volevo che gli
succedesse qualcosa”.
Chris e Taya Kyle nell'aprile 2012. Lui
porta un cappellino col fregio del teschio tipico di stemmi dei Navy
SEAL. Lei porta al collo una croce
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Adesso il ricordo di Kyle ruota molto
attorno a quanto fosse un bravo marito e ottimo padre. Anche se Taya
scrisse: “'Ho sempre creduto che la tua responsabilità sia verso
Dio, la famiglia e la patria – in quest'ordine'. Lui non era
d'accordo – metteva la patria davanti alla famiglia. Ora lo so. Per lui essere un SEAL è più importante che essere un padre o un marito".
Certo, i morti sono sempre santi.
Certo, i morti sono sempre santi.
Bruce Springsteen – Born in the
U.S.A.
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