Un libro firmato con lo pseudonimo Marc
Owen narra quella che sarebbe la sua vita nei SEAL della Marina
militare statunitense.
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Michael Murphy, tenente dei SEAL ucciso
nella provincia di Kunar, Afghanistan, nel 2005
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S'intitola No Easy Day, e
ricorda il motto di queste forze speciali: “The only easy day
was yesterday” (“L'unico giorno facile è stato ieri”).
Quando si svolge un lavoro del genere, c'è bisogno di farsi forza
con proclami e simboli evocativi.
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Cartello alla parete di una sala
d'addestramento dei Navy SEAL. UDT è l'acronimo di Underwater
Demolition Team (“Squadra di demolizione subacquea”)
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Lo stesso dicasi per situazioni
professionali altrettanto coraggiose pur se meno esaltate dagli
individui medi, come quello di un operaio divorziato con figli da
mantenere: “The only easy day was yesterday”.
Analogamente, pare che nei lunghi anni
di carcere Nelson Mandela (1918-2013) si confortasse con una poesia
di William
Ernest
Henley (1849-1903), intitolata a posteriori
Invictus:
Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the
scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
[Dalla notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un
polo all'altro,
Rendo grazie a qualunque Dio
esista,
Per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi
Non m'ha tratto smorfia o grido.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma
indomito.
Di là da questo luogo d'ira e di
lacrime
Si staglia solo l'Orrore delle
ombre,
Ma la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza
paura.
Non importa quanto angusta sia la
porta,
Quanto impietosa la sentenza,
Sono il padrone del mio destino,
Il
capitano della mia anima.]
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Nelson Mandela
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A
dodici anni, Henley s'ammalò di tubercolosi, che diede luogo al
morbo di Pott. Nel 1865 o qualche anno dopo gli amputarono metà
dell'arto inferiore sinistro. Scrisse Invictus
durante una delle sue lunghe degenze ospedaliere.
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William
Ernest
Henley
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