lunedì 8 dicembre 2014

La pace è intimità

Nella Messa cattolica, viene un momento in cui il sacerdote dice ai fedeli: “Scambiatevi un segno di pace”. Allora questi si stringono la mano reciprocamente e pronunciano delle parole. Fino a qualche anno fa, queste erano abitualmente “La pace sia con te”. Un bambino poteva stringere la mano al presidente della Repubblica, e comunque in quel momento gli dava del tu, in quanto “fratelli” alla pari, senza distinzioni.
Ma da qualche tempo, la frase è spesso cambiata in “Pace e bene” o semplicemente “Pace”. Molto più impersonale.
Non è anche questo un segno, negativo, di maggior distanza fra le persone, anche quelle che distanti non dovrebbero essere?
Un giorno visitò l'Italia un vescovo della Chiesa cattolica egiziana, e durante una Messa spiegò che da loro, al momento dello scambio della pace, i fedeli si scambiano un bacio. Come si sentirebbero gli italiani a fare lo stesso?
Eppure quella di scambiarsi il segno della pace con un bacio, l'oscolo, è la forma più tradizionale di questo rito. La sua prima testimonianza si deve a san Giustino, che intorno al 155 scrisse: “Quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere sia per noi stessi… sia per gli altri… Finite le preghiere, ci salutiamo l’un l’altro con un bacio” (Giustino di Nablus, Apologia I, 65; 67). Solo molti secoli dopo, il bacio verrà sostituito dall'abbraccio.

Papa Benedetto XVI scambia il segno della pace col Patriarca di Costantinopoli

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