Nella
Messa cattolica, viene un momento in cui il sacerdote dice ai fedeli:
“Scambiatevi un segno di pace”. Allora questi si stringono la
mano reciprocamente e pronunciano delle parole. Fino a qualche anno
fa, queste erano abitualmente “La pace sia con te”. Un bambino
poteva stringere la mano al presidente della Repubblica, e comunque
in quel momento gli dava del tu, in quanto “fratelli” alla pari,
senza distinzioni.
Ma
da qualche tempo, la frase è spesso cambiata in “Pace e bene” o
semplicemente “Pace”. Molto più impersonale.
Non
è anche questo un segno, negativo, di maggior distanza fra le
persone, anche quelle che distanti non dovrebbero essere?
Un
giorno visitò l'Italia un vescovo della Chiesa cattolica egiziana, e
durante una Messa spiegò che da loro, al momento dello scambio della
pace, i fedeli si scambiano un bacio. Come si sentirebbero gli
italiani a fare lo stesso?
Eppure
quella di scambiarsi il segno della pace con un bacio, l'oscolo,
è la forma più tradizionale di questo rito. La sua prima
testimonianza si deve a san Giustino, che intorno al 155 scrisse:
“Quando il lettore ha terminato, il preposto
con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni
esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere
sia per noi stessi… sia per gli altri… Finite le preghiere, ci
salutiamo l’un l’altro con un bacio” (Giustino di Nablus,
Apologia I, 65; 67). Solo
molti secoli dopo, il bacio verrà sostituito dall'abbraccio.
Papa Benedetto XVI scambia il segno
della pace col Patriarca di Costantinopoli
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