Nell'ormai estesa diffusione di
separazioni e divorzi, pare che in certi gruppi sociali siano più
ricorrenti; stando alle cronache, uno sarebbe il mondo dello
spettacolo, col suo codazzo di giornalisti e cosiddetti radical
chic.
Capita che un genitore separato sia
vittima del senso di colpa perché nota il disagio dei suoi figli e
cerchi di compensarlo viziandoli, aggiungendo così danno a danno.
Magari si accorge, ogni tanto, di questo vizio e si preoccupa per il
loro futuro: se la caveranno nella vita?
Galatea Ranzi interpreta una madre
fallita radical chic nel film Caterina va in città di
Paolo Virzì (2003)
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Probabilmente sì, se il genitore
appartiene a un determinato gruppo sociale, come quello suddetto.
Dato il loro ceto privilegiato e il giro di conoscenze influenti, non
è improbabile che i pargoli sempre “cadranno in piedi”. Per
esempio, se il loro disagio psicologico sarà tale da indurli alle
cure di un terapeuta, potranno scegliere il migliore. Se non avranno
voglia di lavorare, uno degli amici del suo genitore gli troverà
comunque un fonte di guadagno ecc.
Alice Teghil (a sinistra) e Carolina
Iaquaniello interpretano rispettivamente Caterina Iacovoni e
Margherita Rossi Chaillet, due protagoniste di Caterina va in
città
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Ma quei genitori si preoccupano dei
problemi che simili figli potrebbero recare in futuro agli altri, se
cresceranno egoisti, altezzosi, cinici, prepotenti...? Si
preoccupano, quei genitori, dei figli dei loro figli?
(scena del film Caruso Pascoski di padre polacco (1988): https://www.youtube.com/watch?v=qAinjI5WEx0)
Per limitare comportamenti negativi
risultanti da tali personalità, qualcosa potrebbe fare un'educazione
morale alta, sin dall'infanzia.
“Nessun uomo è un'isola” (John
Donne). La fine di una relazione di coppia è spesso nell'ordine naturale delle cose, come pure una certa dose di disagio dei figli; il senso di colpa qui non è altro che un carico inutile sulla groppa di tutti. Prima di continuare il cammino, si controlli lo zaino e si cerchi di tolgiere, lasciare indietro, quello che non serve.
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