lunedì 4 agosto 2014

Antipatici radicali?

Mino De Santis, Radical Chic

Radical chic è un'espressione idiomatica mutuata dall'inglese per definire gli appartenenti alla ricca borghesia e gli snob provenienti dalla classe media che, per seguire la moda, per esibizionismo o per inconfessati interessi personali, ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale (come il comunismo) o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza.
Un atteggiamento frequente è l'ostentato disprezzo del denaro, o il non volersene occupare in prima persona quasi fosse tabù, quando in realtà si abbia uno stile di vita improntato al procacciamento dello stesso con attività che, quando osservate in altri, un radical chic non esiterebbe a definire in modo sprezzante, come volgarmente lucrative.


“Inoltre tale atteggiamento sovente si identifica con una certa convinzione di superiorità culturale, nonché per l'ostinata esibizione di tale cultura 'alta', o la curata trasandatezza nel vestire e, talora, per la ricercatezza in ambito gastronomico e turistico; considerando insomma come segno distintivo l'imitazione superficiale di atteggiamenti che furono propri di certi artisti controcorrente e che, ridotti a mera apparenza, perdono qualsiasi sostanza denotando l'etichetta snobistica” (da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Radical_chic).
Vista simile definizione non certo lusinghiera, si capisce perché radical chic sembra proprio un insulto, e praticamente a nessuno che lo è piace sentirsi definire tale; un po' come “cornuto”, insomma.

Cercando su Google un'immagine per radical chic, ne è comparsa una di Marco Travaglio sulla copertina di Vanity Fair. Si sbaglierebbe a pensare che il collegamento è logico; viceversa, la foto c'era perché il giornalista affermò di odiare i radical chic.

La foto citata, dell'aprile 2011

Pur considerando che talvolta le persone a noi più invise sono quelle che mostrano di avere qualche nostro stesso difetto.

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