martedì 23 settembre 2014

Di coppie immature e loro cantori

Carly Simon – You're so vain
 
Come indica il titolo, Io donna, inserto del Corriere della Sera, è un giornale femminile. Sabato 9 agosto 2014 pubblica uno degli articoli autoreferenziali che in tale rivista settimanale sono piuttosto frequenti.
L'autrice è Chiara Gamberale, nota e premiata scrittrice. Non è una psichiatra, una psicologa, una sociologa, un'antropologa: s'è laureata al DAMS di Bologna con una tesi in Storia del cinema.
Ciò nonostante, Io donna le assegna uno spazio in cui ella discetta di “ amore e psiche” – per dirla con Apuleio –, pure somministrando consigli a supposte lettrici che le inviano missive.
Non sono più i tempi di Colette Rosselli, in cui ai suddetti professionisti neanche sarebbe venuto in mente di uscire dai loro ambiti accademici e/o terapeutici per discettare di pubbliche facezie su giornali.

La colta e raffinata Colette Cacciapuoti Rosselli (1911-1996), meglio nota come Donna Letizia

Nell'articolo, la dottoressa Gamberale inizia scrivendo: “[...] parlo con H. Fa l’archeologa, ha 47 anni, ne dimostra sedici per l’energia che sprigiona, è spontaneamente bella, umana, spiritosa. E prova a scappare in Mongolia perché la sua vita s’è incagliata da quando ha conosciuto un uomo, tredici anni fa, fatto così e così e così. Ma no! Proprio così? Così: come quello da cui scappa in Perù la mia amica Giada, come quello da cui la mia amica Alessandra scappa in Turchia. Come il prototipo (nel mio caso non più, non solo un esponente della categoria: proprio il prototipo) da cui scappo io.
Ma stavolta, su quest’aereo, arriva l’illuminazione.
«Poverino, non lo fa mica apposta: è un bambino marcio». Scuote la testa, H. E io penso: sì! Ecco! Ecco chi è, ecco come si chiama!” (per leggere l'articolo intero: http://www.iodonna.it/attualita/primo-piano/2014/bambino-marcio-gamberale-402232306880.shtml).
A parte che un tempo una regola del giornalista era non parlare di sé nei suoi articoli; a parte che potrebbe anche non interessare affatto da chi scappa l'autrice, c'è di mezzo anche un'altra persona. Certo, lei non specifica chi sia questo terribile induttore alla fuga, ma da Internet si può apprendere, per esempio, con chi è maritata.
Molte donne, spesso giustamente, sono arrabbiate con questo tipo di uomini, e magari Gamberale rientra in tale novero, però non è eccessivamente scortese e di cattivo gusto attribuire a costoro un epiteto come “bambino marcio”?


Ma ça va sans dire che in una coppia si è sempre in due. Invece, dal discorso di Gamberale sembra esclusa la responsabilità femminile, a parte un ispirante accenno iniziale: “Non accetta di maturare, questa donna, mentre invecchiare non le fa paura. Vorrebbe farlo senza accorgersene, tutto qui”.
Non può essere ritenuto negativo – se non patologico – che una quarantasettenne ricordi nel comportamento una sedicenne? Perché queste donne, a quarantasette anni o giù di lì (Gamberale ne ha trentasette), sono ancora vogliose di avventure (il sottotitolo dell'articolo diceva: “Colpisce soprattutto le donne che sognano viaggi e avventure”)? Perché hanno ancora bisogno di scappare? Perché si scelgono uomini così? Instaurerebbero una relazione sentimentale con un individuo diametralmente diverso? Per esempio un muratore che s'è abituato a essere adulto fin da quando adulto ancora non era anagraficamente, ma anche a essere spiccio, pratico, duro.

Psiche e Cupido

Forse si può trovare un primo indizio alle risposte in dichiarazioni rilasciate dalla stessa Gamberale, come: “La scrittura [...] è la baby sitter delle mie nevrosi. Gli unici mesi in cui sto tranquilla, in cui non faccio del male a me stessa o a agli altri è quando scrivo”; oppure: “Mia madre mi diceva: 'Tu sembri un segreto, sembravi un segreto, da piccola, perché non ti capivo” (fonte di entrambe le citazioni: http://video.corriere.it/chiara-gamberale/137117d8-b7ef-11e2-b9c5-70879a266c65).
Meritevolissima di solidarietà umana la scrittrice, ma darle credibilità per analisi psicologiche e sapienze comportamentali...? Cui prodest?
Ad ogni buon conto, fughe pressoché vane: si è immaturi o maturi in Mongolia, Perù o Turchia; perché dovunque si vada, ci si porta giocoforza appresso. E per quanto si giri, sempre lì bisognerà tornare (cfr. http://gruppoamoha.blogspot.it/2014/08/il-compagno-di-viaggio.html).



Eagles – Take it easy (1977)

Nessun commento:

Posta un commento