Carly Simon – You're so vain
Come indica il titolo, Io donna, inserto del Corriere della Sera, è un giornale femminile. Sabato 9 agosto 2014 pubblica uno degli articoli autoreferenziali che in tale rivista settimanale sono piuttosto frequenti.
L'autrice è Chiara Gamberale, nota e
premiata scrittrice. Non è una psichiatra, una psicologa, una
sociologa, un'antropologa: s'è laureata al DAMS di Bologna con una
tesi in Storia del cinema.
Ciò nonostante, Io donna le
assegna uno spazio in cui ella discetta di “ amore e psiche” –
per dirla con Apuleio –, pure somministrando consigli a supposte
lettrici che le inviano missive.
Non sono più i tempi di Colette
Rosselli, in cui ai suddetti professionisti neanche sarebbe venuto in
mente di uscire dai loro ambiti accademici e/o terapeutici per
discettare di pubbliche facezie su giornali.
La colta e raffinata Colette Cacciapuoti Rosselli (1911-1996), meglio nota come Donna Letizia |
Nell'articolo, la dottoressa Gamberale
inizia scrivendo: “[...] parlo con H. Fa l’archeologa, ha 47
anni, ne dimostra sedici per l’energia che sprigiona, è
spontaneamente bella, umana, spiritosa. E prova a scappare in
Mongolia perché la sua vita s’è incagliata da quando ha
conosciuto un uomo, tredici anni fa, fatto così e così e così. Ma
no! Proprio così? Così: come quello da cui scappa in Perù la mia
amica Giada, come quello da cui la mia amica Alessandra scappa in
Turchia. Come il prototipo (nel mio caso non più, non solo un
esponente della categoria: proprio il prototipo) da cui scappo io.
Ma stavolta, su quest’aereo, arriva
l’illuminazione.
«Poverino, non lo fa mica apposta: è
un bambino marcio».
Scuote la testa, H. E io penso: sì! Ecco! Ecco chi è, ecco come si
chiama!” (per leggere l'articolo intero:
http://www.iodonna.it/attualita/primo-piano/2014/bambino-marcio-gamberale-402232306880.shtml).
A parte che un tempo una regola del
giornalista era non parlare di sé nei suoi articoli; a parte che
potrebbe anche non interessare affatto da chi scappa l'autrice, c'è
di mezzo anche un'altra persona. Certo, lei non specifica chi sia
questo terribile induttore alla fuga, ma da Internet si può
apprendere, per esempio, con chi è maritata.
Molte donne, spesso giustamente, sono
arrabbiate con questo tipo di uomini, e magari Gamberale rientra in
tale novero, però non è eccessivamente scortese e di cattivo gusto
attribuire a costoro un epiteto come “bambino marcio”?
Ma ça va sans dire che in una
coppia si è sempre in due. Invece, dal discorso di Gamberale sembra
esclusa la responsabilità femminile, a parte un ispirante accenno
iniziale: “Non accetta di maturare, questa donna, mentre
invecchiare non le fa paura. Vorrebbe farlo senza accorgersene, tutto
qui”.
Non può essere ritenuto negativo –
se non patologico – che una quarantasettenne ricordi nel
comportamento una sedicenne? Perché queste donne, a quarantasette
anni o giù di lì (Gamberale ne ha trentasette), sono ancora
vogliose di avventure (il sottotitolo dell'articolo diceva: “Colpisce
soprattutto le donne che sognano viaggi e avventure”)? Perché
hanno ancora bisogno di scappare? Perché si scelgono uomini così?
Instaurerebbero una relazione sentimentale con un individuo
diametralmente diverso? Per esempio un muratore che s'è abituato a
essere adulto fin da quando adulto ancora non era anagraficamente, ma
anche a essere spiccio, pratico, duro.
Psiche e Cupido
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Forse si può trovare un primo indizio alle risposte in dichiarazioni rilasciate dalla stessa Gamberale, come: “La scrittura [...] è la baby sitter delle mie nevrosi. Gli unici mesi in cui sto tranquilla, in cui non faccio del male a me stessa o a agli altri è quando scrivo”; oppure: “Mia madre mi diceva: 'Tu sembri un segreto, sembravi un segreto, da piccola, perché non ti capivo” (fonte di entrambe le citazioni: http://video.corriere.it/chiara-gamberale/137117d8-b7ef-11e2-b9c5-70879a266c65).
Meritevolissima di solidarietà umana
la scrittrice, ma darle credibilità per analisi psicologiche e
sapienze comportamentali...? Cui prodest?
Ad ogni buon conto, fughe pressoché
vane: si è immaturi o maturi in Mongolia, Perù o Turchia; perché
dovunque si vada, ci si porta giocoforza appresso. E per quanto si
giri, sempre lì bisognerà tornare (cfr.
http://gruppoamoha.blogspot.it/2014/08/il-compagno-di-viaggio.html).
Eagles – Take it easy (1977)
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