Quando una cosa si diffonde molto, a
poco a poco diventa per la gente “normale”.
Nel 2014, cosa c'è di male nella
chirurgia cosmetica? Una modificazione artificiale della natura? Ma lo
sono anche le terapie mediche (pillole, chirurgia, cure
odontoiatriche...), tatuaggi, interventi dei parrucchieri,
maquillage, abbigliamento ecc.
Per natura siamo nudi, ci ammaliamo, i
denti si guastano, le unghie s'allungano, i capelli crescono, cadono e incanutiscono, la
pelle si modifica...
Però la chirurgia cosmetica nella
maggior parte dei casi attua una modifica semi-permanente, al
contrario delle pillole, dell'abbigliamento e del trucco. Anche tante
cure mediche.
Però la chirurgia cosmetica – lo dice
il nome stesso, differenziandola da quella ricostruttiva – non è
strettamente necessaria alla preservazione della vita o di una sua
qualità accettabile; come non lo sono una certa automobile, un certo
vestito, un certo telefono cellulare.
Invece potrebbero esserlo, nei tanti
casi in cui con pena il soggetto avverte dall'ambiente dove vive
forti pressioni sociali a uniformarsi a determinati canoni.
Si pensi al mondo dello spettacolo,
dove pare che pressoché nessuna donna riesca, più o meno
volentieri, a evitare interventi di medicina estetica dopo una certa
età.
Dennis Avner, soprannominato Cat Man
(“Uomo Gatto”); chirurgia cosmetica non per uniformarsi, ma al
contrario per distinguersi. Pure troppo?
Un aforisma racconta di un re che
viveva nel suo castello sopra a un villaggio. Un giorno la fonte del
borgo s'inquinò, facendo impazzire chiunque ne bevesse l'acqua.
Così, a poco a poco tutti gli abitanti del villaggio subirono quella
sorte, e il re si ritrovò a essere l'unico sano di mente. Però
avvertiva una tale solitudine, che a un certo punto decise di bere
anche lui l'acqua inquinata.
Parecchi negozianti di Venezia
autoctoni (non i vari indù e cinesi che possiedono chioschi) sono un
po' sgarbati coi turisti stranieri, che pure gli danno tanto “da
mangiare”.
In base a questa informazione, si può
pensare che i veneziani siano antipatici. Ma interrogati al riguardo,
insieme a loro concittadini d'altra professione, informano che questi
gitanti abbondano di comportamenti maleducati, perfino incivili.
Luglio 2014: un turista fa “buildering”
sulle delicate strutture di Palazzo Ducale a Venezia (foto di Matteo
Cargasacchi, tratta dal sito
http://www.ildemocratico.com/2014/07/27/venezia-turista-20enne-si-arrampica-indisturbato-e-scala-palazzo-ducale/)
Da parecchio tempo sembra prassi che
per l'italiano medio via siano due inizi d'anno emotivi: l'1 gennaio e
settembre.
Canzone dei
dodici mesi, brano ricco di suggestioni del cantautore Francesco
Guccini, recita: “Settembre è il mese del ripensamento / sugli
anni e sull'età, / dopo l'estate porta il sapore usato della
perplessità, della perplessità. / Ti siedi e pensi e ricominci il
gioco della tua identità, / come scintille brucian nel tuo fuoco le
possibilità, le possibilità”.
L'augurio è di non trovarsi nella
situazione decantata con tanta aulicità da Giuseppe
Ungaretti: “Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie”.
È l'intero testo della poesia Soldati (grazie zio!).
È ineluttabilmente ufficiale, poiché
determinato dalle ineffabili leggi dell'universo: l'equinozio
d'autunno segna la fine dell'estate.
Eppure, domenica scorsa c'era ancora
traffico rallentato in entrata nelle grandi città italiane; tale da
far supporre un rientro da “gita fuori porta”. Come un
alcolizzato che, disperatamente bramoso, reclina all'indietro il più
possibile la testa con una bottiglia d'alcolico verticale sopra la
bocca per suggere anche le sue ultime gocce.
Forse il fenomeno è stato acuito
quest'anno dal fatto che “non c'è stata l'estate”, come hanno
proclamato i media. Comunque non è nuovo, tanto da far parlare –
sempre i media, sempre esagerati – di una fantomatica “sindrome”
di rientro dalle vacanze.
Sì, un disagio di vario grado in molte
persone c'è, ma la sindrome è cosa diversa.
Dunque, come ovviare a tale disagio?
Non andando in vacanza oppure facendo vacanze orribili, tanto da far
desiderare il soglio patrio. Tuttavia il rimedio non sarebbe peggiore
del male?
Allora basta lamentarsi, e invece di
fuggire dalla propria quotidianità, si cerchi di “arredarla” il
più possibile comodamente.
La Gran Bretagna è costituita da
Inghilterra, Scozia e Galles. Se ci aggiungiamo l'Irlanda del Nord,
diventa il Regno Unito.
Il referendum per l'indipendenza della
Scozia – a parer di molti segno di sbandierata democrazia – ha visto un prevalere di no.
Charles
Edward Stuart (1720-1788), detto Bonnie Prince Charlie, fu
pretendente giacobita al trono di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Un
bel libro che collateralmente parla della storia scozzese coeva è
“L'uomo che scoprì il tempo”, biografia del geologo James Hutton
(1726-1797)
Come sarebbe stato l'esito di un
referendum per l'indipendenza dell'Irlanda del Nord? E perché non
c'è stato?
La famosa canzone Sunday Bloody Sunday del gruppo musicale
irlandese U2 parla di domenica 30 gennaio 1972, quando paracadutisti
inglesi spararono su una folla riunita per manifestare nella
cittadina di Derry, Irlanda del Nord
(http://it.wikipedia.org/wiki/Bloody_Sunday_%281972%29).
Attenzione ai sentimentalismi: quelle
sopra sono domande cui non è facile rispondere oggettivamente, né
schierarsi da una parte o dall'altra.
Nell'estate 2014 la pubblicità dello
storico “Mastro Lindo” descrive la storia inventata del
personaggio.
Qualcuno potrebbe trovare l'aspetto del
protagonista leggermente inquietante, con quel sorriso fisso e
l'alopecia a qualunque età.
Mastro Lindo bimbo
all'inizio della pubblicità in questione
Il poverino dà inoltre ogni segno di
essere affetto, sin dall'infanzia, da grave disturbo
ossessivo-compulsivo e tutti intorno a lui lo trovano divertente ed
edificante.
Poi il finale: “Quando si parla di pulito, c'è un solo Mastro Lindo”. Perché, quando si parla di
carote, magistratura, aviogetti..., c'è più di un Mastro Lindo?
Comunque, attenzione a prendersela con
un Mastro Lindo:
Come indica il titolo, Io donna,
inserto del Corriere della Sera, è un giornale femminile.
Sabato 9 agosto 2014 pubblica uno degli articoli autoreferenziali che
in tale rivista settimanale sono piuttosto frequenti.
L'autrice è Chiara Gamberale, nota e
premiata scrittrice. Non è una psichiatra, una psicologa, una
sociologa, un'antropologa: s'è laureata al DAMS di Bologna con una
tesi in Storia del cinema.
Ciò nonostante, Io donna le
assegna uno spazio in cui ella discetta di “ amore e psiche” –
per dirla con Apuleio –, pure somministrando consigli a supposte
lettrici che le inviano missive.
Non sono più i tempi di Colette
Rosselli, in cui ai suddetti professionisti neanche sarebbe venuto in
mente di uscire dai loro ambiti accademici e/o terapeutici per
discettare di pubbliche facezie su giornali.
La colta e raffinata
Colette Cacciapuoti Rosselli (1911-1996), meglio nota come Donna
Letizia
Nell'articolo, la dottoressa Gamberale
inizia scrivendo: “[...] parlo con H. Fa l’archeologa, ha 47
anni, ne dimostra sedici per l’energia che sprigiona, è
spontaneamente bella, umana, spiritosa. E prova a scappare in
Mongolia perché la sua vita s’è incagliata da quando ha
conosciuto un uomo, tredici anni fa, fatto così e così e così. Ma
no! Proprio così? Così: come quello da cui scappa in Perù la mia
amica Giada, come quello da cui la mia amica Alessandra scappa in
Turchia. Come il prototipo (nel mio caso non più, non solo un
esponente della categoria: proprio il prototipo) da cui scappo io.
Ma stavolta, su quest’aereo, arriva
l’illuminazione.
A parte che un tempo una regola del
giornalista era non parlare di sé nei suoi articoli; a parte che
potrebbe anche non interessare affatto da chi scappa l'autrice, c'è
di mezzo anche un'altra persona. Certo, lei non specifica chi sia
questo terribile induttore alla fuga, ma da Internet si può
apprendere, per esempio, con chi è maritata.
Molte donne, spesso giustamente, sono
arrabbiate con questo tipo di uomini, e magari Gamberale rientra in
tale novero, però non è eccessivamente scortese e di cattivo gusto
attribuire a costoro un epiteto come “bambino marcio”?
Ma ça va sans dire che in una
coppia si è sempre in due. Invece, dal discorso di Gamberale sembra
esclusa la responsabilità femminile, a parte un ispirante accenno
iniziale: “Non accetta di maturare, questa donna, mentre
invecchiare non le fa paura. Vorrebbe farlo senza accorgersene, tutto
qui”.
Non può essere ritenuto negativo –
se non patologico – che una quarantasettenne ricordi nel
comportamento una sedicenne? Perché queste donne, a quarantasette
anni o giù di lì (Gamberale ne ha trentasette), sono ancora
vogliose di avventure (il sottotitolo dell'articolo diceva: “Colpisce
soprattutto le donne che sognano viaggi e avventure”)? Perché
hanno ancora bisogno di scappare? Perché si scelgono uomini così?
Instaurerebbero una relazione sentimentale con un individuo
diametralmente diverso? Per esempio un muratore che s'è abituato a
essere adulto fin da quando adulto ancora non era anagraficamente, ma
anche a essere spiccio, pratico, duro.
Psiche e Cupido
Forse si può trovare un primo indizio
alle risposte in dichiarazioni rilasciate dalla stessa Gamberale,
come: “La scrittura [...] è la baby sitter delle mie nevrosi. Gli
unici mesi in cui sto tranquilla, in cui non faccio del male a me
stessa o a agli altri è quando scrivo”; oppure: “Mia madre mi
diceva: 'Tu sembri un segreto, sembravi un segreto, da piccola,
perché non ti capivo” (fonte di entrambe le citazioni:
http://video.corriere.it/chiara-gamberale/137117d8-b7ef-11e2-b9c5-70879a266c65).
Meritevolissima di solidarietà umana
la scrittrice, ma darle credibilità per analisi psicologiche e
sapienze comportamentali...? Cui prodest?
Ad ogni buon conto, fughe pressoché
vane: si è immaturi o maturi in Mongolia, Perù o Turchia; perché
dovunque si vada, ci si porta giocoforza appresso. E per quanto si
giri, sempre lì bisognerà tornare (cfr.
http://gruppoamoha.blogspot.it/2014/08/il-compagno-di-viaggio.html).