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(foto Narendra Shrestha/EPA)
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In media il popolo del Nepal (si
pronuncia con l'accento sulla a) è uno dei più gradevoli al mondo
con cui avere a che fare. Allora perché, se esiste una giustizia
divina, è capitato a loro un cataclisma come il terremoto di ieri?
Ancor di più: per la maggior parte i nepalesi sono bravi devoti di
induismo o buddismo. Allora perché i loro numi non li hanno
protetti?
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Il grande cenotafio (stupa) di
Boudhanath, a Kathmandu, con gli occhi onniveggenti e protettivi del
Buddha
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Si dice che le vie del Cielo sono
imperscrutabili. Si dice pure che Dio non dà mai a una persona una
prova che essa non sappia superare.
In effetti, più di uno scalatore ha
notato come i suoi portatori nepalesi (sherpa, tamang o
di altre etnie locali) avessero un atteggiamento forte, comunque
tinto di fatalismo, verso la morte accidentale in montagna.
Magari lo stesso ambiente aspro, tra
foreste e alte montagne, ha contribuito nei secoli a formare non solo
le loro fedi, ma anche questa loro mentalità.
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Monaco buddista di etnia sherpa
conduce una cerimonia religiosa (puja) di buon auspicio
durante una spedizione alpinistica nell'Himalaya nepalese
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Dunque è forse possibile sperare che
per molti nepalesi, proprio grazie alle loro fedi e alla loro
mentalità, la tragedia del terremoto sia meno difficile da
sopportare che per altri? Come trenta chili sono più facili da
portare per un giovane culturista di cento, che per un'anziana di
cinquanta chili? Non si può che augurargli almeno questo.
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Operazioni di soccorso a Durbar Square
di Basantapur, nel circondario di Kathmandu
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