Nella Milano degli anni
'80 del '900, molti adolescenti erano divisi in gruppi: c'erano i
“paninari”, i “cinesi”, i “metallari”, i dark e i
punk. Ciò che li contraddistingueva maggiormente era
l'abbigliamento.
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Il perfetto paninaro,
pure con la moto tra loro più in voga: la Zundapp (in
alternativa, la Cagiva)
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Si dice che i paninari
presero il nome dal primo luogo dove solevano ritrovarsi: il bar Al
panino in Piazza Liberty. Ma per la maggior parte della gente
erano tali perché frequentavano il Burghy, fast food
di Piazza San Babila.
Prima di allora, negli
anni '70, quello era stato il baluardo dei giovani fascisti milanesi,
e anche molti paninari manifestavano simpatie di destra, più o meno
estrema.
Non era però quella
politica la connotazione principale dei paninari, bensì un edonismo
spinto, in molti casi facilitato dall'appartenenza alla benestante
borghesia cittadina.
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Tre protagoniste di
Sposerò Simon Le Bon, film del 1986 di ambientazione
paninara. Simon Le Bon era il cantante dei Duran Duran
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La manifestazione di tale
edonismo, oltre a una superficiale musica pop come quella dei
Duran Duran, era appunto l'abbigliamento; il più tipico:
scarpe Timberland, prima polacchine arancioni al malleolo e
poi anche stivaletti gialli tipo anfibi o calzature “da barca”
per l'estate; calze Burlington a quadri d'ispirazione
scozzese, jeans azzurri Stone Island o Armani con
risvolto in basso, cintura El Charro, magliette e felpe Best
Company, piumino Moncler o giubbotto di pelle Schott
o cerata Harry Lloyd, occhiali da sole Ray Ban,
zainetto Invicta; per le femmine: stivali Durango,
borsa e accessori Naj-Oleari.
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Polacchine Timberland
Chukka
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Timberland tipo anfibi
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Timberland invernali
basse
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Calze Burlington
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Cintura El Charro
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Felpa Best Company
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Piumino Moncler
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Giubbotto Schott
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Cerata Harry Loyd degli
anni '80
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Zainetto Invicta
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Borsa Naj-Oleari
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Come sempre, fiorirono le
imitazioni, per gli “pseudo-paninari vorrei-ma-non-posso”; per
esempio le scarpe Lumberjack. Davvero una cattiva scelta,
perché attirava come poche il disprezzo dei “veri” paninari.
Tanto più che non erano poi così inarrivabili economicamente i loro
vestiti. Non tante famiglie che avevano i soldi per pagare a un
figlio le scuole superiori, non ce li avevano per fornirgli un
completo da paninaro che durasse tutti e cinque gli anni di studio.
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Scarpe Lumberjack
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Certi genitori pensavano
tuttavia che, pur avendoli, fossero soldi sprecati quelli spesi per
simili capi, solo a causa di una moda a loro parere insulsa. Così
non si mettevano nei panni dei loro figli, per i quali, come per
quasi tutti gli adolescenti, l'appartenenza a e l'accettazione in un
gruppo, anche attraverso i suoi segni distintivi, era fondamentale.
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Il cabarettista Enzo
Braschi interpretava il personaggio del paninaro nel programma comico
televisivo Drive in, ma non c'entrava molto coi paninari veri
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Ma ecco che, anni dopo,
un docente universitario di psicologia difende questa scelta
genitoriale, raccontando che lui stesso ha negato a suo figlio
adolescente quelle scarpe che egli desiderava perché di moda fra i
suoi compagni.
Ha ragione il docente o è
stato asintonico pure lui, nonostante tutti i suoi studi e competenze
teoriche?
Comunque, cosa sono
diventati gli ex paninari? Saranno cambiati i loro modi di pensare,
avranno perso un po' della loro spocchia o del loro edonismo, tenendo
conto che l'adolescenza, in quanto “seconda infanzia”, tende a
lasciare tracce durature nella persona?
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Quest'uomo alle scuole
superiori era un paninaro perfetto, con tanto di antipatica spocchia
e iscrizione al Fronte della Gioventù (foto tratta da Linkedin)
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