“Colui che per la prima volta ha
lanciato all'avversario una parola ingiuriosa invece di una freccia è
stato il fondatore della civiltà”
John H. Jackson
“Ma se c'è gente che fa a botte a
trent'anni! Dai, fare a botte a trent'anni è come farsi fare un
p...ino dalla barbie”
Natalino Balasso
Sull'aereo che lo porta a Manila, il Papa commenta l'attentato a Charlie Hebdo, dicendo che se qualcuno insulta mia madre, è normale che gli spetti un pugno.
Francesco I gode di gran favore per
essere utilmente vicino ai sentimenti del popolo. Forse la sua frase
succitata seguiva questo filone, ma s'è giustamente notata
l'apparente sua idiosincrasia col comandamento evangelico di “porgere
l'altra guancia” (“A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche
l’altra”, Luca 6,27-38).
Se è logico che l'insulto alla mamma
di un italiano sortisca da questi un pugno in faccia, perché non
dovrebbe essere logico che un insulto a Maometto sortisca bombe da
parte di terroristi islamici?
In entrambi i casi si tratta di un
gesto violento in risposta a una comunicazione sgradita. Non sarebbe
più civile e quindi evoluto per la specie umana, se a un insulto si
rispondesse al massimo con un insulto e a un disegno satirico con un
disegno satirico?
Nella giurisprudenza italiana esiste il
reato di eccesso di legittima difesa, che si manifesta quando la
reazione a una minaccia è ritenuta esagerata. Se è legittimo che un
figlio difenda la propria madre e se stesso da un insulto, se è
legittimo che un musulmano difenda il proprio profeta da una satira,
non è eccessivo che il primo lo faccia con un pugno e il secondo con
una bomba? La legge, che dovrebbe punire tali eccessi, condanna chi
colpisce con un pugno e chi uccide con una bomba. Meglio ancora, la
stessa legge serve a cercar di prevenire simili gesti.
Perché la legge li proibisce? Perché
possono inficiare la convivenza – e dunque la vita intera –
civile e serena.
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