Dopo il terremoto, in Nepal c'è una
preoccupante carenza di alloggi, servizi igienici, cibo e perfino
acqua potabile. Chi può, si trasferisce dalla capitale Kathmandu ai
villaggi.
Così, tanti nepalesi che vivono
all'estero hanno deciso di non tornare in patria per non peggiorare
questa situazione.
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Militari indiani lanciano provviste da
un elicottero nel villaggio nepalese di Laprak, distretto di Gorkha
(foto Athit Perawongmetha/Reuters)
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In compenso, almeno i principali media
di notizie italiani e di tante altre nazioni del mondo hanno piazzato
un cronista a Kathmandu. Ognuno di loro deve mangiare, bere, dormire
ed espletare bisogni corporei; ognuno di loro ha cibo, acqua,
alloggio che non avrà un terremotato.
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Richard Engel, cronista della NBC, è
volato in Nepal da Istanbul subito dopo il terremoto (foto NBC)
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Non si potrebbe far lavorare i
giornalisti nepalesi che vivono lì, mandando loro le notizie e le
immagini al resto del mondo?
Non sarebbe meglio che, in questo
momento di emergenza, uno straniero si recasse in Nepal solo se ha
capacità e competenze per aiutare i terremotati con modalità che
non possono essere attuate dai locali?
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